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È ora di rivedere le percezioni superate sulla Russia?

Molti investitori sembrano avere percezioni errate sull’economia russa e sulle aziende che vi hanno sede. Nicole Vettise, Emerging Markets Equity Institutional Portfolio Manager, spiega come l’economia russa offra agli investitori un mix di settori vecchi e nuovi e, di conseguenza, interessanti opportunità d’investimento.

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Si dice che l’aquila a due teste raffigurata sullo stemma della Russia rifletta la sua posizione geografica, rivolta sia a est che a ovest. Forse un’interpretazione più appropriata è il dominio costante del paese nella vecchia economia e il suo fiorire nella nuova.

A nostro avviso, la Russia si trova in una posizione invidiabile a partire da una serie di fattori fondamentali: ha un debito sovrano molto basso, un avanzo corrente e riserve di valuta estera per ben 570 miliardi di dollari, pari al 33% del suo prodotto interno lordo (PIL)[1]

La maggiore fonte di sostentamento della Russia è il petrolio, un settore della vecchia economia, che rappresenta il 35% del suo PIL e il 70% delle esportazioni. Pertanto, è una fortuna che la Russia goda di una serie di vantaggi rispetto a molti (o alla maggior parte) dei suoi omologhi internazionali, come il basso costo di produzione, i costi denominati in valuta locale e, forse dovendo reagire ad anni di sanzioni, un forte interesse a sviluppare tecnologie proprie per migliorare l’efficienza.

Prendete una delle compagnie petrolifere russe di massimo livello integrate verticalmente. Beneficia di un bilancio solido, di riserve a lungo termine stimate in oltre 18 anni e di un flusso di cassa libero positivo con un prezzo del petrolio di soli 15 dollari al barile. Inoltre, opera in un contesto di regime fiscale progressivo, per cui quando il prezzo del petrolio diminuisce, il governo ne sostiene il costo e i margini restano quasi invariati.

Negli ultimi anni, l’azienda ha adottato la tecnologia e l’innovazione attraverso il proprio laboratorio di ricerca e sviluppo, investendo nell’aggiornamento delle proprie raffinerie e nello sviluppo di tecniche per migliorare l’efficienza e ridurre i costi.

La nuova economia prospera

Altrove in Russia, la nuova economia prospera. La principale banca russa, fondata originariamente nel 1841 per ordine dello zar russo Nikolai I, è ricca di storia, ma oggi afferma di “competere con le aziende tecnologiche globali, pur rimanendo la banca di prima scelta per la clientela retail e corporate”.

Certamente, da una prospettiva bancaria tradizionale, vanta numeri impressionanti: riferisce di servire il 70% della popolazione russa, che conta circa 92 milioni di persone, attraverso 15.000 filiali.

Ma è molto di più di una banca tradizionale. Il suo ecosistema digitale incorpora intelligenza artificiale (IA), big data e robotizzazione. Già riferisce di risolvere il 40% delle richieste dei clienti attraverso la sua chat box, e di aver creato un proprio cloud privato e collaborato con altri soggetti per offrire servizi come lo streaming video, la formazione online, la prenotazione di ristoranti e il ride sharing.

Allo stesso modo, il principale motore di ricerca russo ha costruito un ecosistema impressionante. Già oggi rivaleggia con successo con Google, offre servizi come l’e-commerce, il ride sharing e la musica online con modalità simili ad Apple Music. Lavora a una versione russa di Netflix con un piano per creare contenuti propri e sta addirittura sviluppando auto a guida automatica.

Quindi, ci chiediamo: Non è il caso di rivedere le percezioni superate sulla Russia?

Apparentemente, oltre al suo dominio costante nella vecchia economia del petrolio, la Russia sembra offrire un valido pool di investimenti a chi vuole sfruttare le spinte strutturali della nuova realtà nella quale i consumi e la tecnologia diventano i propulsori della crescita di domani.

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[1] Fonte: United Nations World Population Prospects, dati al 2019.

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