Investire nei Mercati Emergenti

Prospettive

Brasile: Preparare l’ambientazione per un futuro più brillante?

Luiz Inácio Lula da Silva ha vinto le elezioni presidenziali in Brasile in una corsa testa a testa, e assumerà per la terza volta il mandato di presidente dell’economia più grande dell’America Latina. Gustavo Stenzel e Marcus Mundim, di Franklin Templeton Emerging Markets Equity, esaminano il panorama dell’investimento sulla scia del risultato.

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Il neoeletto presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva (conosciuto popolarmente come Lula), dovrà fare particolarmente attenzione alle spese, viste le restrizioni del bilancio.

Nella prima tornata elettorale Jair Bolsonaro aveva ottenuto risultati migliori del previsto, con un distacco da Lula minore rispetto a quanto presagito dai sondaggi. Il primo round inoltre ha eletto un Congresso generalmente più favorevole al mercato, che si è aggiudicato tutti i seggi della camera bassa e un terzo del senato.

Riteniamo che una composizione del congresso di questo tipo potrebbe limitare politiche non ortodosse nei prossimi anni.  Un altro forte risultato a favore di Bolsonaro sono state le elezioni dei governatori di grandi stati, che in quanto regioni chiave rappresentano un’ampia percentuale del prodotto interno lordo. Lula è stato avvantaggiato dal forte sfavore raccolto da Bolsonaro dopo la pandemia, e ha vinto nelle roccaforti tradizionali del Nord-Est, spostandosi anche verso il centro con la selezione del passato oppositore quale candidato alla vice-presidenza.

Negli ultimi anni il paese ha fatto qualche importante passo avanti per proteggersi da scandali di corruzione quali Lava Jato (l’operazione Autolavaggio) di governi precedenti.

Attualmente vi sono svariati deterrenti legali e specifici per le società contro una cattiva gestione di società controllate dal governo, compresa l’attribuzione della responsabilità per le decisioni a singoli soggetti, limiti alle nomine politiche e prevenzione della manipolazione dei prezzi dei prodotti.

Negli ultimi mesi in Brasile vi è stato un forte afflusso nel settore privato. Nel sistema finanziario, le banche controllate dallo Stato avevano la quota più ampia dei prestiti, ma negli ultimi anni questa percentuale è diminuita, e i vuoti sono stati colmati dal settore privato. Riteniamo che questo sia uno dei batrometri più importanti del cambiamento del mercato.

Il gigante petrolifero Petrobras ha venduto asset non-core e dopo aver rimborsato debiti ereditati dal passato per decine di milioni è diventato uno dei maggiori pagatori di dividendi mondiale. La creazione di un’industria petrolifera ha gradualmente sostituito quello che di fatto era un monopolio.

La Banca nazionale per lo sviluppo economico e sociale (BNDES) ha avuto a sua volta una profonda trasformazione, passando dai prestiti agevolati a tassi di interesse legati al mercato, che hanno migliorato il ruolo di quest’entità nell’agire quale strutturatore reale e consulente del governo per gli asset statali. Intervenire sulle politiche della banca centrale riducendole è stato un errore del passato; la banca centrale del Brasile attualmente è indipendente. Pertanto così come molti analisti ci attendiamo che a una politica fiscale accomodante si contrapponga una monetaria rigida.

Guardando avanti, vediamo gli effetti dei semi piantati in Brasile per riforme e concessioni. Ad esempio, la struttura legale per l’acqua e la sanificazione ha consentito lo svolgimento di aste per miliardi, con l’obiettivo di mettere alla portata universale acqua e sistemi fognari fino a coprire circa metà della popolazione senza un accesso adeguato.

La concessione ferroviaria e le autorizzazioni dovrebbero eliminare gli imbottigliamenti nella matrice dei trasporti brasiliani raddoppiando i carichi trasportati dai treni. Un’apertura del settore di trasporto del gas a concessioni di gasdotti privati dovrebbe far scendere notevolmente il costo dell’energia, insieme ai progetti in corso attualmente per la generazione di energia eolica e solare già autorizzati.

Vi sono aspettative per una pipeline di investimenti che il governo dovrebbe aver concesso entro la fine del 2022 per un volume di 200 miliardi di dollari statunitensi per il prossimo decennio. Un volume di questa portata dovrebbe contribuire alla crescita economica del Brasile negli anni a venire. Il boom dei mercati di capitale negli anni scorsi ha aiutato a sua volta le società a ridurre il debito, consentendo contemporaneamente ai singoli investitori di entrare nel mercato finanziario.

Con l’iperinflazione degli anni Ottanta e Novanta, le banche centrali dell’America Latina hanno agito rapidamente, quando è stato necessario. Nell’ondata recente di aumento dell’inflazione, la regione è stata tra le migliori del mondo con l’irrigidimento monetario.

La riapertura post-COVID-19 in Brasile ha portato anche a una forte riscossione di imposte in eccedenza, consentendo al governo di ridurle in settori quali i carburanti, l’elettricità, i trasporti e le telecomunicazioni. Ciò ha aiutato a domare l’inflazione e attualmente si prevede un contesto di tassi d’interesse a massimi livelli. Mentre altri paesi stanno lottando per alzare i tassi, nel 2023 in America Latina potremmo invece assistere a un’inversione e a un ciclo favorevole di tagli dei tassi d’interesse.

Guardando avanti al 2023, il nuovo mandato quadriennale del ramo esecutivo per il Brasile arriva con un contesto di governance migliorato, una contrazione degli investimenti in infrastrutture in atto e un possibile effetto favorevole dei tassi d’interesse più bassi. Inoltre si eredita un mercato domestico con società in generale scarsamente indebitate e una disoccupazione al livello più basso degli ultimi sette anni.

Tra le sfide future che si prospettano per il Brasile vi sono la strada per una prudenza fiscale, la traiettoria del debito statale e la prosecuzione di riforme necessarie soprattutto nelle aree amministrative e fiscali.

QUALI SONO I RISCHI?

Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale. Il valore degli investimenti può subire rialzi e ribassi; di conseguenza, gli investitori potrebbero non recuperare l’intero ammontare del proprio investimento. I prezzi delle azioni subiscono rialzi e ribassi, talvolta estremamente rapidi e marcati, a causa di fattori che riguardano singole società, particolari industrie o settori o condizioni di mercato generali. Agli investimenti in titoli esteri sono associati rischi particolari, inclusi rischi legati a sviluppi politici ed economici, pratiche di trading, disponibilità delle informazioni, fluttuazioni di tassi di cambio valute e mercati e politiche limitate; gli investimenti in mercati emergenti comportano rischi maggiori relativi agli stessi fattori. Gli investimenti in industrie in rapida crescita, quali il settore tecnologico e della salute (storicamente volatili), possono determinare fluttuazioni dei prezzi più elevate, soprattutto nel breve termine, a causa della rapidità dei cambiamenti e dello sviluppo dei prodotti nonché dei regolamenti governativi delle società che privilegiano i progressi scientifici o tecnologici o l’approvazione normativa di nuovi farmaci e strumenti medici.

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