Investire nei Mercati Emergenti

Prospettive

Il peso della crisi umanitaria in Afghanistan sui mercati emergenti e di frontiera

In che modo la crisi umanitaria in Afghanistan potrebbe influire sui mercati emergenti e di frontiera? Ce ne parla il nostro Chief Market Strategist Stephen Dover insieme a Bassel Khatoun, Director of Research, Franklin Templeton Emerging Markets Equity. 

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Trascrizione

Stephen Dover: Bassel, non ci sono stati investimenti degni di nota in Afghanistan, ma vorrei che ci parlassi un po’ delle possibili ripercussioni della situazione afgana sui Paesi confinanti e sul resto del mondo, in particolare sui mercati emergenti e di frontiera.

Bassel Khatoun: Innanzitutto la caduta dell’Afghanistan ha scatenato una crisi umanitaria di proporzioni enormi: migliaia di persone sono in fuga dal Paese e il nostro pensiero va a tutti coloro che sono stati particolarmente colpiti da questa tragedia. Anche se la situazione resta in divenire, credo che le implicazioni per gli investimenti nei mercati emergenti globali siano più modeste e contenute. Per dare un’idea: gli asset trattati dagli investitori esteri che rischiano di più per questa situazione sono le azioni e le obbligazioni del Pakistan, un Paese che nel complesso rappresenta una porzione quasi trascurabile dell’MSCI Emerging Markets Index (2 punti base) e meno dell’1% del Frontier and Small Emerging Markets Index.1 È importante avere ben presente il contesto per valutare tutte le conseguenze di tali eventi per gli investimenti.

Stephen Dover: Potresti dirci qualcosa sul mercato pakistano e che cosa ne pensi?

Bassel Khatoun: Crediamo che per il Pakistan potrebbero esserci alcuni risvolti negativi. In primo luogo, si paventano conseguenze sulla partnership con la Cina per la “Nuova via della seta”: nell’ambito dell’iniziativa sono già stati investiti USD 60 miliardi per il corridoio economico tra i due Paesi e la Cina vorrà sicuramente preservare i suoi interessi. In secondo luogo, bisogna tener conto dell’invasione di profughi in Pakistan. Malgrado il Pakistan corra dei rischi, negli ultimi 4 anni la sicurezza nazionale è nettamente migliorata sotto la guida del Primo Ministro Imran Khan.

Inoltre nel Paese è in atto una riforma economica e fiscale che si avvale di un consistente pacchetto di aiuti del FMI (Fondo Monetario Internazionale). Per tale motivo i rischi per gli asset del Paese ci sembrano diminuiti.

Stephen Dover: L’altro Paese che aveva investimenti importanti in Afghanistan è naturalmente l’India. Quali effetti avranno i recenti avvenimenti in Afghanistan sull’India?

Bassel Khatoun: Dici bene, Stephen. In parte per controbattere alle mosse della Cina e in parte per tenere testa al Pakistan, l’India ha sostenuto il governo afgano, anche tramite investimenti nel Paese. Ora monitorerà con attenzione la situazione del mercato, principalmente per cercare di limitare il rischio di contagio, in particolare nella regione del Kashmir. Nel complesso, tuttavia, non crediamo che la caduta del governo avrà importanti conseguenze negative sull’azionario indiano, almeno per il momento. Secondo noi il mercato azionario indiano gode tuttora di solidi fondamentali di lungo periodo. La tesi di investimento si basa sulla sotto penetrazione, sulla formalizzazione del settore privato, sulle riforme interne e sulla stabilità del governo. Riteniamo tuttavia che alcuni di questi fattori positivi e la ripresa post-pandemia siano in parte neutralizzati da valutazioni di mercato prossime al picco.

Stephen Dover: Bassel, quali implicazioni potrebbero esserci per le mire della Cina sulla regione?

Bassel Khatoun: Caro Stephen, anche qui ci sono un paio di cose da dire. Prima di tutto è evidente che Pechino considera i Talebani un’autorità governativa. Ha già ricevuto una delegazione e li ritiene un tassello essenziale per lo sviluppo futuro. Secondariamente, le capacità e gli interessi della Cina sono molto diversi dai tempi in cui l’esercito USA invase l’Afghanistan, nel 2001. Infine, cosa più importante, gli interessi e la motivazione cinesi nei confronti della regione sono molto forti. Non tanto relativamente all’Afghanistan, ma sicuramente per quanto riguarda la sicurezza del Pakistan e la stabilità dell’Iran. Tali interessi sono quindi allineati soprattutto con quelli del Pakistan in ragione degli investimenti effettuati. E Pechino vuole evitare di perdere quanto guadagnato sul fronte della sicurezza in Pakistan negli ultimi dieci anni. Di conseguenza, l’insediamento dei Talebani nel governo afgano, se non altro, riduce questo rischio. Prevedo un maggior sostegno da parte della Cina, ma probabilmente sotto forma di aiuti umanitari e finanziari.

Stephen Dover: Bassel, sappiamo che l’Afghanistan è un Paese ricco di minerali, soprattutto di minerali necessari al mercato dei  veicoli elettrici. Quale impatto potrebbe avere tale fattore?

Bassel Khatoun: Gran bella domanda, Stephen! Hai assolutamente ragione. L’Afghanistan ha accesso a ingenti depositi di minerali, del valore stimato di oltre USD 1.000 miliardi. Parliamo di ampie riserve di minerale di ferro, rame, oro e altre terre rare. La presa di potere dei Talebani in Afghanistan si colloca in un momento in cui c’è scarsa disponibilità di questi materiali. La domanda di rame, litio e cobalto, in particolare, è salita alle stelle, trainata per lo più dalla transizione all’energia verde. Tuttavia le preziose risorse dell’Afghanistan sono in gran parte non sfruttate a causa di decenni di guerre e corruzione. Di conseguenza, le risorse minerarie del Paese sono praticamente intatte da 40 anni. Con ogni probabilità, sotto la guida dei Talebani la situazione non cambierà molto, dato che il governo si concentrerà presumibilmente su questioni umanitarie e di sicurezza, ma in realtà qui si tratta di un costo opportunità o di una chiara opportunità di estrarre materie prime molto richieste.

Pertanto, se a un certo punto l’Afghanistan sarà in grado di sfruttare questa grande ricchezza, potrà risollevarsi dalla povertà e forse liberare dalla miseria molte persone, grazie alla creazione di nuovi posti di lavoro e di altre opportunità nel Paese.

Quali sono i rischi?

Tutti gli investimenti comportano rischi, inclusa la possibile perdita del capitale. Il valore degli investimenti può subire rialzi e ribassi; di conseguenza, gli investitori potrebbero non recuperare l’intero ammontare del proprio investimento. I prezzi delle azioni subiscono rialzi e ribassi, talvolta estremamente rapidi e marcati, a causa di fattori che riguardano le singole società oppure particolari settori o segmenti, nonché delle condizioni di mercato generali. Agli investimenti in titoli esteri sono associati rischi particolari, inclusi rischi legati a sviluppi politici ed economici, pratiche di trading, disponibilità delle informazioni, fluttuazioni di tassi di cambio valute e mercati e politiche limitate; gli investimenti in mercati emergenti comportano rischi maggiori relativi agli stessi fattori. Nella misura in cui una strategia si concentra di volta in volta su particolari paesi, regioni, industrie, settori o tipi di investimento, può essere soggetta a un rischio più elevato di sviluppi negativi in tali aree di focalizzazione rispetto a una strategia che investe in una gamma più ampia di paesi, regioni, industrie, settori o investimenti. La Cina può essere soggetta a livelli notevoli di instabilità economica, politica e sociale. Gli investimenti in titoli di emittenti cinesi comportano rischi specifici per la Cina, tra cui determinati rischi legali, normativi, politici ed economici.

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